07/12/2022 | Partner: Regione Valle d'Aosta

Un viaggio nel tempo: la Preistoria in Valle D’Aosta

Nell’attesa che venga attivato in Valle d’Aosta il nuovo Circuito della Preistoria nell’ambito del progetto PITEM Pa.C.E. – Programma Alcotra 2014/2020 – che offrirà ai visitatori un viaggio attraverso i millenni con approfondimenti culturali, immagini e QR code – già adesso è possibile scorgere le tracce dell’uomo preistorico e restarne affascinati, attraverso la visita di numerosi siti archeologici.

A partire dal più antico sito archeologico sinora rinvenuto in Valle, denominato MF1 e situato alle pendici del Mont Fallère nel Comune di Saint-Pierre, lo studio di numerose tracce hanno permesso agli archeologi di comprendere che l’uomo frequentava la Valle d’Aosta fin dal Mesolitico. Questo significa che circa 9000 anni fa alcuni gruppi di cacciatori-raccoglitori percorrevano il territorio valdostano salendo lungo i versanti scoscesi delle montagne alla ricerca di selvaggina. Anche successivamente l’uomo sfruttò l’area montana del Mont Fallère: ne sono testimoni una serie di reperti che raccontano la vita delle prime stagioni di transumanza verticale a partire dal IV millennio a.C..

Su un dosso roccioso dominante la Dora Baltea, nel Comune di Quart, nel 1968 è stata individuata la più importante necropoli valdostana risalente a 6500 anni fa. Siamo nel Neolitico, periodo della Preistoria caratterizzato dall’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento. Gli archeologi poterono scavare circa 60 tombe e portarono alla luce alcuni elementi di corredo davvero interessanti: tra monili ed elementi di collana, spicca un bellissimo bracciale creato con una conchiglia Glycymeris che racconta di viaggi e viaggiatori provenienti dal mare. Il proseguimento delle ricerche nell’area circostante la necropoli permise di recuperare dagli strati archeologici alcuni frammenti di ceramica che ci raccontano la vita quotidiana di un possibile abitato costruito molto tempo dopo, durante il periodo chiamato Età del Bronzo Medio.

L’altra importante necropoli valdostana risalente al Neolitico fu individuata nel 1917, durante i lavori per la costruzione di una Centrale idroelettrica a Champrotard, nel Comune di Villeneuve: operai al lavoro si trovarono di fronte a una scoperta eccezionale, 25 sepolture in cista (cassa) litica. Gli elementi di corredo risultarono essere assai rari, ma una serie di reperti individuati negli strati adiacenti – quali un’ascia, un raschiatoio, un punteruolo e persino il dente di un cinghiale usato come ornamento – utilizzati dall’uomo per il normale uso quotidiano attestano rituali funerari ripetuti nel tempo e sicuramente attinenti alla necropoli.

Sempre riferibile al mondo funerario del Neolitico di 6500 anni fa circa, a Préle nel Comune di Donnas, sono state recentemente individuate due sepolture caratterizzate dalla “misteriosa” assenza di resti umani al loro interno: le tombe in cista (cassa) litica, simili a quelle rinvenute a Vollein e a Champrotard, risultano uniche nel loro genere perché vuote e poste sotto un riparo roccioso. Cosa sarà successo ai possibili resti umani e corredi che potevano esserci al loro interno? Saranno state violate in antico o magari mai utilizzate?

Seguendo le tracce degli uomini preistorici, sappiamo che insieme all’importanza riservata ai defunti e al loro percorso nell’aldilà, espressioni artistiche quali incisioni e dipinti mostrano un profondo senso di identità etnica e culturale oltre ad attività religiose colme di significati. Questo è ciò che possiamo percepire e leggere tra le incisioni rupestri che si osservano sulla superficie rocciosa situata a fianco dell’area funeraria di Vollein e che mostrano gruppi di figurazioni simboliche probabilmente risalenti al Neolitico e al Bronzo. Non solo nei pressi della necropoli di Vollein, ma anche a Chenal di Montjovet, appena prima di giungere all’omonimo Castello sono state ritrovate alcune magnifiche incisioni rupestri datate tra il V e il III millennio a.C. che testimoniano come la Valle d’Aosta sia stato un territorio protagonista dal Neolitico ai giorni nostri. Tra figure geometriche e rappresentazioni antropomorfe spiccano immagini – probabilmente idoli – definite come occhi cigliati e pendagli a doppia spirale che trovano confronti con incisioni analoghe ritrovate in Bretagna e in Spagna.

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