28/02/2023 | Partner: Regione Valle d'Aosta

IL PONTE DI HÔNE-BARD

Il “Pontis Bardi” è simbolo di contese e confini tra i Signori che si avvicendano nei secoli.

 

Menzionato per la prima volta nei conti della Castellania di Bard del 1272 il ponte originario era ubicato in un’altra posizione rispetto a quello attuale.

Fu ricostruito e restaurato più volte per mantenere attivo il collegamento delle attività produttive con il traffico commerciale lungo il tracciato della Via Francigena.

Contesto

Il pianoro di Hône è da sempre uno spazio ideale per sviluppare attività agricole e fiorenti produzioni artigianali, in stretta connessione con la via commerciale che si allungava verso la pianura da un lato e i territori d’oltralpe dall’altro.

Negli anni di maggiore attività lungo la Dora sorgevano numerosi mulini ad acqua: i molendina pontis Bardi, così nominati nei rendiconti. A partire dall’epoca moderna si segnala inoltre una fucina per la lavorazione dei metalli provenienti dalle miniere di ferro di Roncs-Dessus e Champorcher. La vocazione metallurgica di questo luogo, menzionato nel Catasto Sardo del 1771 come “La Diana”, ha tradizioni molto antiche e vede il suo culmine nel 1902 quando l’ing. H.J. Gossweiler fondò una fabbrica di chiodi.

 

Storia

I primi documenti che citano il Pontis Bardis sono i computa della Castellania di Bard degli anni 1272 e 1273, ove si trovano menzionate le tasse percepite per il suo attraversamento. Non si tratta tuttavia della struttura oggi visibile, bensì di un ponte in muratura ubicato più a monte, in direzione di Aosta, nella località che conserva il nome di Pont.

Generalmente designato con il nome di Pons Bardi, viene indicato come Pons de Ona unicamente nel conto delle spese sostenute nel 1277, necessarie per la sua fortificazione in occasione del conflitto tra il castellano di Bard e i signori di Pont-Saint-Martin.

Il ponte attuale, nonostante la foggia medievaleggiante, risale al XVIII secolo e venne realizzato in questa posizione per facilitare i collegamenti con le nuove fabbriche e officine sorte sul territorio di Hône, meglio conosciute con l’appellativo di “La Diana”.

L’edicola posta nel mezzo del ponte, aggiunta negli anni Venti dell’Ottocento, è un elemento caratteristico che conserva pitture dell’artista Luigi Artari: custode da sempre della forte necessità di proteggere sia il ponte che coloro che lo avrebbero attraversato, è stata soggetta a un ultimo restauro tra il 1992 e il 1993.

 

Architettura

La struttura è costituita da arcate ribassate facenti perno su due pile centrali caratterizzate da speroni di rinforzo sia a valle che a monte della corrente.

Se, come alcune fonti suggeriscono, l’alveo della Dora Baltea un tempo era più ampio, è possibile immaginare che vi siano ulteriori archi di raccordo dell’impalcato con la viabilità posti sotto il piazzale “Calliera”, verso il paese di Hône.

Il parapetto in pietra, oggetto di numerosi rifacimenti, fonda su di un modiglione che presenta una decorazione del tutto simile a un fregio, con alternanza continua di blocchi sporgenti e arretrati.

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