28/02/2023 | Partner: Regione Valle d'Aosta

Il ponte di Leverogne

Lungo il tracciato della Via delle Gallie, una memoria che riaffiora passo dopo passo…

 

Testimone del lento susseguirsi degli eventi, sospeso tra il ricordo degli attraversamenti più antichi e l’utilizzo di quelli odierni, il ponte costituisce ancora oggi la porta di accesso all’antico borgo di Leverogne.

Contesto

Incastonato tra le sponde della Dora di Valgrisenche, laddove si sviluppa l’antico borgo di Leverogne, il ponte è stato nei secoli passaggio obbligato per armati, mercanti e pellegrini che, superata la forra, potevano proseguire verso i colli e i territori d’Oltralpe, oppure scendere a valle in direzione di Aosta.

La persistenza secolare di un interesse strategico localizzato in questo luogo, legato sia all’attraversamento della stretta gola che alla naturale predisposizione per l’installazione di attività produttive, è testimoniato dalle fonti storiche e dalle evidenze archeologiche ancora oggi osservabili sul territorio.

A protezione del passaggio venne eretta nel 1365 la cappella oggi intitolata a San Gottardo e San Grato, ma fino al 1672 dedicata alla Natività della Vergine. Dopo numerosi rifacimenti, tra cui quelli assai rilevanti degli anni Sessanta del XVIII secolo, è giunta a noi poggiante esattamente laddove doveva trovarsi la spalla sinistra dell’antico ponte romano e addossata al parapetto del ponte odierno, dimostrando la stretta connessione tra le due architetture nell’avvicendarsi degli eventi di cui sono state entrambe protagoniste.

 

Storia

Costruito dai romani per attraversare la tumultuosa Dora di Valgrisenche lungo il tracciato della Via delle Gallie, il ponte era originariamente in legno, con saette e travi dell’impalcato incassate a ovest nella roccia e a est nella pila in muratura di cui si può ancora apprezzare l’esistenza, inglobata nelle più moderne abitazioni del borgo. La struttura romana, non senza ovvie manutenzioni e rifacimenti, restò attiva fino al 1691, anno in cui venne distrutta durante la ritirata delle armate francesi.

Subito ricostruito in legno, fu presto necessario sostituirlo con una struttura più solida e definitiva in pietra; nel 1766 la nuova struttura era già operativa, benché la sua posizione risultasse traslata poco più a valle.

La costruzione del nuovo ponte in pietra fu l’occasione per grandi cambiamenti tra cui l’ampliamento della cappella e la sua probabile rotazione per consentirne un accesso diretto dal tracciato principale a causa della modifica della viabilità.

Nel corso degli ultimi decenni le nuove necessità di trasporto hanno portato alla costruzione di altri collegamenti sia a monte che a valle: un ponte per le auto poco più in alto per raggiungere la Valgrisenche, uno per la ferrovia, uno per l’autostrada e uno per la statale regionale. Snodi moderni, certo, ma che ben chiariscono l’importanza di un settore cardine per la viabilità fin dall’epoca romana.

 

Architettura

Attraversando il torrente a circa 18 m d’altezza, con un’unica arcata formata da cunei di blocchi litici, il ponte attuale è il risultato di numerosi rifacimenti e adattamenti, ben riconoscibili dalle differenti tecniche murarie utilizzate.

Il parapetto, costituito nella parte superiore da elementi lapidei posti di taglio, è stato innalzato con una ringhiera per adattarlo alla pavimentazione moderna, molto più alta dell’originale, che copre il passaggio di numerosi sottoservizi.

Pochi metri a monte sono ancora presenti le spalle in muratura del ponte romano. Sul lato destro orografico, sopra uno zoccolo di fondazione, sono visibili 12 fori pontai, incassi quadrangolari utilizzati per posizionare le saette di sostegno della campata unica.

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