28/02/2023 | Partner: Regione Valle d'Aosta

Il ponte di Saint-Vincent

L’eco degli eventi unisce le due sponde in un racconto senza tempo…

 

Risalente al I sec. a.C., è sentinella del tempo che passa, in bilico tra il ricordo di un passato glorioso e il riecheggiare di crolli antichi.

Contesto

A Est del borgo di Saint-Vincent, ciò che resta del ponte emerge tra la vegetazione e le rocce che scendono a picco nella stretta gola del torrente Cillian.

Il territorio circostante è ricco di testimonianze legate al passaggio e alla presenza dell’uomo a partire dalla Preistoria fino ai giorni nostri, con incisioni rupestri, sepolture, edifici storici e terrazzamenti agricoli.

 

Storia

All’alba dell’8 giugno del 1839 un grande frastuono testimonia il crollo parziale del ponte. Il cedimento dello spuntone roccioso su cui poggiava la spalla sinistra trascina con sé l’arcata centrale e un pezzo di storia della romana Via delle Gallie. A seguito di un altro crollo avvenuto nel 1907 è giunta a noi solo la spalla orientale, ancora connessa a un tratto della strada romana.

Costruito dai romani nel I sec. a.C. per superare l’ostacolo del torrente Cillian venne costantemente sfruttato nel corso dei secoli successivi. Fu oggetto di manutenzioni come quella del 1779, quando il comune di Saint-Vincent mise a bilancio una somma utile per la fornitura di pietre, calce e sabbia che la popolazione impiegò nei lavori di sistemazione della volta e del parapetto.

Nel corso dell’ottocento, viaggiatori stranieri di passaggio lo ritrassero in tutta la sua imponenza. Grazie a queste immagini e alla documentazione redatta dall’architetto Carlo Promis poco prima del crollo, ne conosciamo l’aspetto originario e possiamo ancora immaginare di ripercorrere la strada romana attraversando sicuri la stretta gola.

 

Architettura

La Via delle Gallie giungeva al torrente seguendo la naturale morfologia del pendio. Il fondo stradale era sorretto da un muro di sostruzione connesso a un’arcatella cieca, utile a scaricare l’eccessivo peso della spalla del ponte appena più avanti, contrastando così la spinta dell’arcata centrale.

I due contrafforti posizionati ai lati dell’arco di scarico, eseguiti con una serie di conci squadrati in “travertino” (un tufo calcareo locale), rinforzano questo punto di coesione tra la strada e il ponte.

Lungo il muro di sostruzione come sull’arcata del ponte, si osserva l’utilizzo dell’opus vittatum: un’alternanza di filari di lastre di travertino e riempimenti a sacco di schegge di pietra legate con malta tenace. Una tecnica costruttiva simile si riconosce sul ponte di Pont-Saint-Martin e su ciò che resta del ponte romano di Châtillon.

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